
Tanti secoli fa abitava nelle acque del lago di Lugano un grossissimo pesce; tanto grosso che la balena sarebbe sembrata un cosino da nulla. Le acque del lago erano sempre agitate e burrascose, Spesso le onde s’alzavano minacciose formando vere trombe d’acqua Un giorno il signore del lago, che si chiamava Céreso, disse al grosso pesce: “È ora di finirla, o vai tu, o me ne vado io! Sono stufo di vedere le mie acque sbatacchiate e rimescolate continuamente. Se vuoi fare le corse e i salti, cercati un altro lago”. “Non ci penso neppure” rispose il grosso pesce. “Vedremo” minacciò Céreso tirandosi la barba fatta d’alghe verdi. Il pesce non ascoltò e guizzò via come un gigantesco siluro e nuovamente tutto il lago ne fu sconvolto. Céreso non perse tempo… Ordinò alle acque di sollevare i pesanti lastroni che formavano il fondo del lago. Le acque ubbidirono e si precipitarono in cascata nell’abisso che s’era aperto. Il grosso pesce, che stava sonnecchiando a pancia all’aria, si sentì trascinato dalla corrente. Meravigliato, volle andare a vedere quel che succedeva e si tuffò nel profondo. Ma la corrente sotto, ancora più violenta e, malgrado gli sforzi disperati, l’immenso bestione vien trascinato via come una pagliuzza scomparendo nell’abisso. Le pietre del fondo ricaddero alloro posto, turarono il gran buco, le acque del lago si distesero lisce e tranquille.
Céreso si sdraiò sulle onde morbide e s’addormentò, lasciando galleggiare la barba verde e prolissa. Cominciava a russare beatamente, quando successe un fatto spaventoso. Il fondo del lago tremava, sussultava, minacciava di spaccarsi, ma non si perse d’animo ordinò alle acque di pesare, di pesare sul fondo e di tenerlo compatto, che divennero pesanti come piombo e il fondo non subì la minima screpolatura. L’enorme pesce imprigionato, sollevarono il fondo, per lunghi tratti, formando altissime gobbe e cime, che le acque non poterono ricoprire. Finalmente il mostro, estenuato, diede un’ultima sgroppata e morì. Il signore del lago, uscì allora dalla sua caverna, risalì in superficie e, disperato, si mise le mani nei capelli lunghissimi. Pensava…Il grande lago non c’era più. Céreso desolato, nuotò nelle acque profonde ch’erano rimaste rinchiuse fra le rocce, s’accorse che il lago c’era, ma tutto deformato, frastagliato in tanti bracci contorti. Si trovò vicino a una piccola riva erbosa e decise di stabilirsi; per diversi anni si sentì triste e sconsolato, crescono piante verdi e il sole, riscaldò le acque che ridivennero azzurre e limpide. Céreso si calmò e amò di nuovo il suo lago e perfino le grandi montagne che si specchiavano. Si abituò alle montagne che scelse come dimora una gran caverna sotto il monte strano e aguzzo, se ne sta ancora oggi, un po’ gobbo ma superbo, in riva al lago di Lugano.