Nella città di Lacedonia esiste una controversia tra il vescovo e l’Università. Quest’ultima pretende il pagamento per il pascolo degli animali dei preti, i quali “ab immemorabil tempo sono stati et non hanno pagato, et io subito fece consapevole in Sacra Congregazione di queste differentie, dove quelli miei eminentissimi miei padroni fu risposto che observantur solitum, et adesso si va disputando qual’è questo solito poiché il capitolo dice il solito è adesso esser franco, et l’università dice che havendo pagato, che si bene non ha pagato li preti hanno pagato li padri et parenti di preti che hanno animali, se bene questa è ragione che a poca sussistenza perché la paga è stata linee trasversale pagata da laici più per paura che per altro, et non da preti. adesso vedremo che ne seguirà”.
Altra tensione contro il vescovo e per il modo di osservare la fede non ché per quello di applicare l’elemosina “che hanno quelli in tempore missis”. Un’altra differenza consiste nel non dir messa piana prima di quella cantata. E ancora il vescovo vuole aumentare il prezzo per i decreti di scomunica. Il prelato sostiene che per il costo basso dei provvedimenti si sente maledire e sentenziare in chiesa. Il costo più alto delle scomuniche farebbe desistere da “tante scomuniche et maledittioni”. Anche con l’Università di Rocchetta esistono liti. Infatti quest’ultima pretende la quarta parte dell’entrata della chiesa, diritto rivendicato e percepito fin d.al lontano 1555. Il vescovo sostiene al contrario che non esiste distinzione né risulta dagli atti dei predecessori.
Un’altra lite è causata da una stanza posseduta da circa 30 anni dal vescovo e attaccata a quelle della Mensa episcopale. L’Università asserisce essere di proprietà della comunità in virtù di alcune parole scritte sotto la porta della casa comunale; il vescovo sostiene invece che e stata regolarmente acquistata. Una terza lite consiste nella pretesa dell’Università di esigere la dispensa da parte della chiesa di candele nel giorno della purificazione invocando la consuetudine: evento chiaramente negato dal vescovo. L’ultima invece riguarda la riparazione della campana rotta. Il vescovo sostiene che essendoci 28 sacerdoti partecipanti all’entrata della chiesa e siccome beneficiano diaconi e suddiaconi, a differenza degli ordinari “in sacris della città della Cedogna che sono ordinati ad titulum Patrimonii, ci è un subdiacono, et quattro clerici in minoribus” la campana deve essere riparata a spese della Comunità.
ROCCHETTA S. ANTONIO
Nella giurisdizione della diocesi e compresa la terra di Rocchetta S.Antonio (85), distante da Lacedonia circa 3 miglia, nella stessa provincia di Principato Ultra. Ha una popolazione di 200 fuochi, circa 1000 abitanti (86). La Chiesa Maggiore, dedicata a S. Antonio Abate, è situata “a muro con la porta di detta terra” ed è officiata da 14 sacerdoti (87). L’edificio sacro ha tre navate ed e volto verso tramontana. Ha due porte: una ad occidente e una a levante. Il fonte battesimale è in mezzo (88) alla Chiesa a mano destra attaccata ad una colonna. Nel fonte vi è “luogo” dove si conservano tutti i “sacramentali” e alcune reliquie le cui chiavi sono custodite dall’arciprete. Sopra il fonte battesimale vi e un organo “di grandissima statura” di 8 registri “benissimo accomodato” e un pulpito. L’arciprete, don Francesco Magaldo, è nominato dalla Santa Sede e cura le anime coadiuvato da tre confessori. Non ha entrate diverse rispetto agli altri sacerdoti se non due sacchi di grano contenenti circa tre tomola ognuno e pochi altri emolumenti derivanti dai matrimoni. L’altare del SS. Sacramento, con un bellissimo tabernacolo con due pisside d’argento fino, e in mezzo alla navata centrale, tra due porte. Al corno dell’evangelio dell’altare maggiore del SS. Sacramento segue un altro altare custodito dai priori e aderenti alla confraternita. L’altare semplice della SS. Concezione, dove si celebra per devozione, e nella stessa navata centrale ed è di patronato di casa Ciampelli e Magaldi. La cappella del SS. Rosario segue la precedente ed è giuspatronato di casa Tufo nella persona del sacerdote don Domenico Garruto. Il beneficio semplice e gravato di tre messe la settimana e prende circa 20 ducati l’anno. La cappella di Santa Maria Maggiore, giuspatronato di casa Fennendi, e nella navata del corno dell’epistola. Rende 18 ducati l’anno con il peso di una messa ogni mattina all’aurora.
Nella stessa navata vi è una cappella semplice “disfatta di belle pietre lavorate”, giuspatronato di casa Maserini. Nonostante l’ordine impartito dal vescovo nella visita per una riedificazione della cappella in un tempo prestabilito, gli eredi non hanno adempiuto per povertà: è allora devoluta alla Mensa.Segue la cappella di S. Vito con una statua grande di legno del santo. La cappella ha il peso di due messe la settimana: l’obbligo e adempiuto da don Giovanni Battista Fennindo. Rende 4 ducati circa l’anno oltre la stanza abitata dal sacerdote celebrante. Vicino alla porta della chiesa vi e la cappella di Maria del Carmine, giuspatronato di casa Lugarella, senza peso e entrate. Al corno dell’evangelio dirimpetto alla porta della Sacrestia, vi è una porta che conduce nel campanile dove al primo ingresso si trova “un poco di largo con molte ossa di morti, et quelle dicono essere il Cimiterio” dove si trovano le scale, poi demolite. Il campanile di altezza di circa “un’archibusciata fatto di bellissime pietre e di bella forma” ha quattro campane, due grosse e due piccole (89). Di fronte alla porta centrale del campanile “dentro il coro di detto altare maggiore al corno dell’epistola“ vi e la Sacrestia dove si conserva il necessario per “divini offici et sacrifici” e l’altare maggiore del SS. Sacramento. Un bellissimo coro, tutto di noce intagliato con figure monacali “et involta con bellissima fabbrica”, e un bellissimo “Setterino“ di noce per cantare l’officio sono dietro l’altare maggiore. La confraternita del SS. Sacramento ha una rendita di 70 ducati, quella del SS. Rosario non ha rendite se non le elemosine quotidiane.
A Rocchetta vi sono anche altre chiese; una “antica” sotto il titolo di S. Antonino, giuspatronato di casa De Agostino, dotata di una campana mezzana, che non ha rendite e dove si celebra per devozione; la chiesa di S. Giovanni Battista, cappella dei confratelli dotata di una piccola campana. Vicino a questa si trova la chiesa della Madonna delle Grazie. Essa e un beneficio semplice senza pesi nella persona di don Ferrante Cappuccio canonico e arciprete di Lacedonia e rende 15 ducati circa. In questa chiesa la famiglia Mattia di Rocchetta ha costruito una cappella. Fuori dall’abitato a circa “un archibusciato” vi è la chiesa di S. Pietro rifatta con le elemosine di molti devoti. Nella diocesi non ci sono monasteri. In un luogo lontano da Rocchetta circa un miglio che, anticamente era nel casale detto S. Stefano, vi è la chiesa di S. Maria “Iungicaro” (Giungarico), di dominio della SS. Trinità di Cava, dell’ordine di S. Benedetto. In questa chiesa vi sono tre altari e, attaccata ad essa, vi è una casa a forma di un antico convento con celle, refettorio, cucine e mulino. Vi celebrano i padri benedettini e, quando questi sono assenti, officiano i preti rocchetani.
Incipt della relazione al limina del vescovo Ferdinando Bruni, Archivio Segreto Vaticano S. Congragatio Concilii, Relationes, cart. 433/B
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85,) Il Comune di Rocchetta S. Antonio Abate, già della provincia di Avellino. e stato aggregato a quella di Foggia nel 1939. Ha un territorio comunale di 71,9 Kmq. “.
86) Nella relazione del 1651 si precisa che “La città della Cedogna et sua Diocese situata nelli confini della Provincia di Principato Ulteriore confina con le Puglie et Provincia di Capitanata, fa duecento vinte fochi in circa habitata da mille et ducento anime in circa” e “ci have in iurisditione la terra della Rocchetta lontana circa tre miglia dalla Cedogna di fochi circa ducento, fra anime circa mille. Nella stessa relazione si precisa che “qual terra è dell’isteso numero et di anime dell’istesso numero della Cedogna”.
87) Nella relazione del ‘i634 è detto: “Si trova la Chiesa della terra della Rocchetta dove… un clero di n. 28 di sacerdoti quali sono partecipanti dell’intrata di questa Chiesa”.
88) Nella relazione del 1631 è scritto che la fonte battesimale è man dritta nell’intrar di detta chiesa”.
89) La relazione del 1654 segnala tre campane; una grossa, una mezzana e una piccola. La campana grossa e stata rotta da alcuni laici “con archibusciate”. E in atto una lite per stabilire la competenza della ripartizione.