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IL VESCOVO D’AMATO A LACEDONIA

Michele Bortone 13 agosto 2014

Le vicende socio-religiose nella nostra diocesi per quasi tutta la seconda metá del XXVIII secolo sono legati alla figura del Nicola D’Amato di Barletta. Predicó senza stancarsi – annota il Palmese – e si acquistó il nome di celebre in legge. A sue spese compró le icone dell’Assunta, di S. Andrea e di S. Ruggiero protettore di Barletta, nonché la mezza statua di S. Nicola. Morí vecchissimo il 31 agosto 1789 con l’assistenza spirituale del vescovo di Ascoli. La musica non cambia a Lacedonia specialmente durante la Repubblica di Napoli nel 1799, provoca odi e malcontento.

L’avvento di De Sanctis.

Lasciamo dietro alcuni anni per portarci esattamente al 28 marzo del 1817, nasceva a Morra Irpino Francesco De Sanctis, da Alessandro e Maria Agnese Manzi; una famiglia di piccola proprietà terriera. De Sanctis, grande critico letterario di fama internazionale, suo piatto forte “STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA”. L’uomo politico che ammoniva amici e avversari: “La vita è azione: ma solo la dignità è la chiave della vita”. Ai giovani dettava delle regole ben precise valide ancora oggi: “Giovani, studiate educatevi, siate intelligenti e buoni. L’Italia sarà quello che sarete voi.

Il nostro concittadino che quel bel giorno del 13 aprile 1861, ebbe a dire: “Noi saremo contenti quando in Italia l’ultimo degli Italiani saprà leggere e scrivere”. Il politico che mandato in esilio, ritorna alla sua Patria; e precisamente a Lacedonia, dove il De Sanctis aveva tanti ricordi, amori, amici e nemici invisibili. In un mattino d’inverno del gennaio 1875, che erano convenuti nella sala Comunale, disse: “Dopo cento anni, l’Esule torna e grida: io ero un Maestro nato. L’esule vi domanda la patria: date la patria all’esule. Io voglio la patria mia: voglio la patria intera”. De Sanctis morí a Napoli il 29 dicembre del 1883.

Comincia l’emigrazione.

Intanto i poveri del sud, spinti dalla miseria e dal rancore verso i governi, maturano la decisione di cercare altrove, fuori dall’Italia in prevalenza nell’America Latina, ed in quella del Nord i mezzi per vivere. Comincia a manifestarsi un altro fenomeno di grande portata sociale: l’emigrazione; che, malgrado il decollo industriale del primo decennio del ‘900 provoca un esodo impressionante di popolazione agricola nei paesi d’oltre oceano. Tra il 1901 e il 1913 emigrano otto milioni di italiani, di cui 4.711.000 nell’America del Nord; di essi, 3.374.000 sono meridionali. E come se non bastassero i guai causati dalla prima guerra mondiale (1915-18), il terremoto del 1930, la notte dal 22 al 23 luglio distrusse gran parte di Lacedonia.

Nicola Vella.

Il 1932 si trasferiscie a Lacedonia un noto personaggio, Nicola Vella, di Monteverde: una figura che diventerà molto importante nell’Irpinia e fuori. Avvocato pubblicista, poeta, in Avellino e in altri centri della provincia costituisce sezioni del partito Repubblicano. Sulla “Voce Repubblicana” scrive contro il fascismo, e questa attività gli procura persecuzioni e minacce. Fu Sindaco di Lacedonia dal 1946 al 10.12.1950. È proprio il 1950 che i lacedoniesi si radunano in rivolta per l’occupazione delle terre a Lacedonia. È un lunedì mattina. Ben presto, oltre 400 contadini, uomini e donne, incolonnati con alla testa il Segretario e il vice segretario della Federterra di Avellino Vuotto e Rinaldi, muniti di zappe ed altri arnesi di lavoro, invadono in contrada “Chiancarelle” i terreni di proprietà del Sig. Rossi di Anzano di Puglia.

Dopo l’occupazione, verso le 10,30, la stessa massa di contadini al canto di Bandiera Rossa, attraversano le strade principale del paese, fermandosi vicino la Chiesa Madre poco distante dal Municipio. Intervengo i carabinieri di Lacedonia insieme a quelli giunti da Sant’Angelo dei Lombardi, che caricano la folla disperdendola.

Ritornando al primo cittadino di Lacedonia Nicola Vella eletto alle amministrative dell’anno 1946, vediamo realizzare diverse opere: la strada delle selci, con la realizzazione del ponte sul fiume Osento, la costruzione del consorzio idrico, il progetto dell’autostrada Napoli-Bari, non è previsto il Casello a Autostradale a Lacedonia, ma il Pignatiello Filippo con la collaborazione di tutte le forze politiche ottiene il Casello a Lacedonia. Altro fatto strano il 29.12.1950, non vengono indette nuove elezioni viene nominato il Commissario Prefettizio Dr. Di Tonto fino al 13.6.1952. Analoga situazione la troviamo nel 22.7.1966 con le dimissione del Sindaco Quatrale Filippo, viene nominato il Commissario Prefettizio Dot. Maiella Giuseppe.

Situazione demografica attuale.

Ma le conquiste contadine saranno presto accantonate, per l’insorgere di un altro fenomeno spiacevole per Lacedonia: l’inizio dell’emigrazione interna, col trasferimento di centinaia di cittadini e famiglie verso le grandi città del Nord Italia, in cerca di lavoro. Altri continueranno a varcare i confini per stabilirsi in Francia o in Germania o in Inghilterra o in Svizzera, perfino in Australia. Nel 1959 la popolazione di Lacedonia era di 7.042 abitanti, nel 1961 4.853, l’emigrazione ha svuotato il paese, destinazione Torino, Milano, Germania, Francia, Svizzera. Oggi Lacedonia conta poco più di 3000 abitanti. Noi anziani ci domandiamo: – quale futuro hanno i giovani a Lacedonia, quale destino avrà l’Istituto Francesco De Sanctis quando sarà terminato il programma scolastico 2002-2003. Dicono che la speranza è l’ultima a morire ma a Lacedonia si aspetta un solo miracolo!

“Il lavoro”. Abbiamo notato inizio del 900, c’era la disoccupazione, c’era tanta voglia di lavorare, ma non c’era la terra. Oggi la terra c’è, che aspetta chi la lavora. Il lavoro va’ creato, come i mestieri… vanno inventati.

CONCLUSIONE:
In questa mia ricerca ho spaziato uscendo dell’argomento di quello che è stato Lacedonia, un popolo alla ricerca delle sue origini. 

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