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ANTONIETTA VUOI TU VENIRE A POMPEI! Madonna mia, rispose costei: come posso venire se sto cionca, e non posso voltarmi? E la Vergine:  Alzati, che sei sana.

Madonna mia, rispose costei: come posso venire se sto cionca, e non posso voltarmi? E la Vergine:  Alzati, che sei sana.

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 di Michele Bortone

L’apparizioni della Vergine di Pompei, che ebbe luogo il 28 luglio 1888, in Lacedonia. Michele Balestrieri, uomo retto e pio e sollecito del bene così materiale come spirituale dei numerosi suoi figlioli, sposò anni or sono una eccellente donna, Grazia Lombardi. Da questa ebbe cinque figli, l’ultima dei quali una bambina, cui pose nome Maria Antonietta. Costei vispa, cresceva gelosamente custodita dalla tenera madre, quando all’età di tre anni ne diventa orfana.  Il padre, che era chiamato fuori di casa per le sue industrie, per non lasciare i bambini soli, abbandonati a se stessi, sposa un’altra donna.

E la scelta non poteva cadere, che sulla sorella della estinta sua compagna, Raffaele Lombardi, donna di una carità verso il prossimo del tutto esemplare.  L’educazione domestica ad un tempo e l’affetto materno, la nuova madre di Antonietta corrispose pienamente alle speranze di Michele. L’attento genitore non permetteva che la sua figliuola facesse visita ad alcuno parente senza la sua compagnia. La fanciulla venne su con gli anni, fra le pareti domestiche, come fiore delicato gelosamente custodito dal vigile agricoltore.

Ai primi di agosto del passato anno 1887 la Raffaela riceve una lettera da Napoli. L’apre e vi trova una immaginetta del Rosario, delle comuni, con  sotto scritto:

La Vergine del SS. Rosario in Valle di Pompei. Guarda la firma: Anna Bruni nata Garzoni: e riconosce l’antica sua amica che per sedici anni non le aveva mai scritto. Come mai questa novità? disse tra sé la Lombardi!  L’Angelina ora si ricorda di me. Che vuole dire questa Madonna di Pompei? Con  curiosità si affretta a leggere:

Mia cara Raffaele. Ti fa meraviglia che io ti scriva dopo tanto tempo? Sappi che in Pompei si sta edificando un Tempio alla Vergine del Rosario, e la Madonna fa molte grazie a coloro che si scrivono a quella Chiesa ed a quella Società del SS Rosario.

Io già sono Zelatrice di quel Santuario, nominata dalla Signora Contessa De Fusco: e desidero che anche tu ne faresti parte, e procuri altri associati in Lacedonia.Ignorando il tuo preciso indirizzo, e temendo che questa lettera non ti arrivi, l’affido alla Madonna: con l’Immagine della prodigiosa Vergine di Pompei. Ti mando la Storia della prodigiosa Vergine di Pompei. Ti mando la Storia dei prodigi e le Novene, acciocché ne diffondi la devozione.

Napoli 4 agosto 1887

La tua antica amica:  Angelina Bruni Garzoni.

La Pia Raffaela divenne imminente  una semplice aggregata, e una fervorosa Zelatrice, e fu la prima in Lacedonia diffondere la devozione alla Vergine di Pompei. Naturalmente fra le prime iscritte anche la sua figliastra Antonietta.

Antonietta Balestrieri compie nel novembre del 1887 il suo diciassettesimo anno. Alta, delicata, bruna, occhi neri: le si legge in volto l’espressione dell’intelligenza di una infantile semplicità e franchezza.

Venne la Pasqua del 1888 che cadeva il 1° aprile. Questa volta le feste pasquali, che tanto brio cagionano nell’animo dei fanciulli e delle giovanette, furono per Antonietta il cominciare dei giorni di pena e di dolori. Il giorno di Pasqua fu colta da pneumonite.Le furono prestate le prime cure, ma il male infierì. Una febbre ostinata la faceva reputare tisica; e invasa da dolori di artrite.

Antonietta costretta a lasciare per sempre la sedia per rimettersi a letto, la quale neppure si poteva muovere. Per farle mutare di posizione, e per rifare il letto ogni otto giorni, conveniva adoperare le braccia altrui. Poi perde  il movimento della persona, diventa paralitica. Il dolore alla spina dorsale la costringe a star sempre ricurva sullo stomaco, senza poter più riposare, la gamba destra, per dolore acutissimo, era raggricciata  che il ginocchio toccava il mento.

Stare nella medesima posizione, le aveva cagionate altre piaghe ai reni.  Non mangiava sembrava che avesse allo stomaco, e come diceva: una fiamma accesa che ardeva nello stomaco, e appena lei mandava giù qualche boccone lo rigettava. L’esofago si stringeva tanto da non potere inghiottire cibo o bevanda alcuna.

Due medici, il Sig. Francesco Diaferia, e il Sig. Pasquale Palmese curavano con  diligenza. Il  medico di famiglia, assiduo a farle vista tre volte al giorno, da molto tempo l’aveva dichiarata incurabile. Seguiva a visitarla per dovere umanitario senza  prescrivere rimedi, affermando che dare le medicina ad Antonietta era lo stesso che gettarle in corpo ad un cadavere. Antonietta Balestrieri ha uno zio medico, fratello di sua madre che dimora in S. Angelo dei Lombardi. Questo a nome di Ferdinando Lombardi, interviene ad un consulto con altri medici;  tutti e tre non diedero speranza alcuna.

Anzi, l’angosciosa, impressione che ne riportò della visita fatta alla sua malandata nipote,   scrisse al padre di Antonietta la seguente lettera.                                                                                                                                                                                                                               Carissimo Cognato

Il peggioramento della povera Antonietta mi affligge. Sarei venuto a visitarla se il mio cuore avesse avuto forza per resistere alle sue sofferenze.

La scienza disgraziatamente può fare poco o niente. Ecco perché sono deluso. Speriamo nella provvidenza. Tu frattanto non addolorarti troppo, e pensa che hai altri figli. Bacio la povera Antonietta e gli altri nipoti. Ti abbraccio con Raffaeluccia.

Angelo dei Lombardi, 27 luglio 1888

Affez. tuo Ferdinando.

Il Dottor Lombardi aveva telegrafato al Dottor Palmese pregandolo di visitare la sventurata nipote, e lo tenesse accorrente dello stato di lei. Il Sig. Palmese aveva risposto con terribile laconico.

“Nulla speranza: non può durare che poche ore”.

Per altri giorni Michele, strappato dai piedi di quel letto di morte dalla tirannia degli affari, fu costretto a stare in Avellino, e riceve un telegramma da Lacedonia, che gli pose i brividi addosso. Era del medico di famiglia.

“Se volete vedere l’ultima volta vostra figlia, venite imminente: morte prossima, paralisi al cuore.” Francesco Diaferia.

Il povero Michele corre tutta la notte, con la speranza di trovar viva sua figlia, la rivide viva, in stato che costei non riconobbe suo padre. La buona matrigna, fervosa Zelatrice della Madonna di Pompei, invocava la protezione ed il soccorso di Colei che é Madre di Misericordia. Tutti della famiglia, a capo Michele, recitavano costantemente il Rosario e la Novena alla Vergine di Pompei. Raffaela non perdeva mai la fiducia: anzi il 10 di luglio scrive a Valle di Pompei la seguente lettera.

Signor Direttore

del Rosario e la Nuova Pompei.

 “Un’associata, che é mia nipote Antonietta Balestrieri, trovasi gravemente inferma da quattro mesi con dolori reumatici e con dolori alla spina. Vi prego di fare una Novena alla SS. Vergine per la guarigione di questa povera giovane. Se la Madonna le farà la grazie, le manderà un dono.”

Lacedonia, 10 luglio 1888

La Zelatrice Raffaela Balestrieri n. Lombardi

La risposta: cominciate qui preghiere; e la Novena fatta contemporaneamente nel Santuario di Pompei dalle nostre Orfanelle, ed in Lacedonia nella casa di Michele Balestrieri. Il male pertanto progrediva a dismisura, non lasciava più speranze. Il Dottor Francesco Diaferia ordinò le si apprestassero gli ultimi Sacramenti.

Morirà di paralisi di cuore, argomentava il medico, per mancamento di nutrizione e di cibo. Una giovanetta spaventata per l’imminente morte, uno dei parenti ricorse al ripiego di dire: “La Contessa da Pompei ha scritto, che se vogliamo la grazia, tutta la famiglia dobbiamo confessarci e comunicarci”. Ed ella acconsentì.

Viene chiamato il Pro-Vicario della diocesi, il venerabile Arcidiacono D. Leonardo Bozzone, e ricevere l’ultima confessione della morente;  il mattino seguente, di sabato, 21 luglio, verso le 5 a.m., le fu somministrato il SS. Viatico dal Sacerdote Nicola Balestrieri. Dopo il Viatico, la buona matrigna pose nell’acqua una cartellina di quelle che da noi  si distribuiscono agl’infermi, sulle quale si legge: Virgo SS. Rosario Pompei, ora pro no bis;  la porse a bere alla moribonda.

Madonna di Pompei, esclamò con fede: pensaci Tu, di guarirla o portala subito in Paradiso. Imminente spiccò il seguente telegramma:

Avv. Bartolo Longo – Valle di Pompei

Fate pregare Orfanelle, mia nipote Antonietta moribonda.

Raffaela Balestrieri Lombardi

La sua agonia si prolungava in mezzo a dolori insopportabili. La vegliavano giorno e  notte, conforme si costuma dei moribondi. Passarono otto lunghissimi giorni. In tutta la settimana Antonietta, non poteva leggere alcuna prece, paralizzata nell’occhio, non tollerava la luce, aveva imparato a mente la Novena alla Vergine di Pompei, e questa tra sé e sé ripeteva di sovente in cuor suo il Rosario,  “Madonna mia, diceva in cuor suo con fede, concedimi la grazia o di guarire o di morire!”.

Il sabato, 28 di luglio, in tante chiese e cappelle d’Italia ed in quelle straniere, come un eco sonoro del Santuario della Valle di Pompei, si onorava il Rosario di Maria con il celebrare i Quindici Sabati.  Quelli della Sua gran festa di ottobre; ed in quel sabato l’Angelo del sacrificio deponevano ai piedi della Regina del Cielo la prece unanime dei figli suoi, commemoravano il quinto dei Misteri di Gaudio, e il ritrovamento di Gesù nel Tempio. Antonietta Balestrieri diede gli ultimi segni dell’arrivo dell’ultimo momento. La gola chiusa, e non lasciava passare un goccio d’acqua. Il desolato genitore procurava un cucchiaino di farle cadere in bocca qualche goccia di acqua: ma i denti ristretti fortemente, scivolando sulle labbra, ricadeva dalla parte opposta senza bagnare la lingua. L’inferma non preferiva parlare, amici, vicini, parenti, preti, silenziosamente entravano, e non potendo trattenere le lacrime, a voce bassa si domandavano se vivesse ancora.

Qualche ora, disse il medico, e sarà morta.

Non la rivedrò che in Paradiso, disse singhiozzando nel partire la sua inseparabile amica, Raffaela Zichella.

Bisogna preparare la bara per la morta, diceva piangendo nel separarsi l’affezionato zio Saverio Pescatore: e bisognava pensare anche il cibo per sostenere i vivi.

Quella sera tralasciata la medicatura delle piaghe, e quelle della spalla, che si erano dilatate e congiunte da formarne una sola e vasta. L’affettuosa zia ed un’amica di famiglia sparsero con olio di mandorle dolci quella piaga, applicando filacce di lino per assorbirne la parte purulenta.

Avevano tentato più volte, con il medico curante Dottor Diaferia. Sopraggiunse la notte, nella casa si era fatta a poco a poco solitudine. Raffaela, inginocchiata davanti alla immagine della Vergine di Pompei, pregava. Antonietta, stanca della vita, infastidita dalla presenza dei viventi, non tollerava più il minimo suono di voce, o il minimo rumore: fece capire che non voleva in quella sua stanza nessuno che la vegliasse quella notte.

Sentiva una smania di restare sola, non importa se mi troveranno morta domani. Rimase soltanto la piccola sorellina, Grazia, la quale cadde nel sonno. Profondo silenzio, veniva interrotto dal respiro affannoso dell’inferma. Suonavano le undici della notte. Michele e Raffaela lasciano anche essi per breve ora la camera dell’amata figliola.

La camera di Antonietta al buio Il sonno non scendeva più a riposo di quelle stanche pupille. Sola, in procinto di presentarsi al Tribunale di Dio. L’affranta giovanetta si rivolge con cuore alla Madre celeste, alla Vergine di Pompei, aiuto degli agonizzanti: e con viva fede, come per l’ultima volta, incomincio a recitar la sua Novena.

Aveva appena incominciato la prima strofa, O Vergine immacolata, Regina del Santo Rosario, quando, giunta a quelle parole: Abbi pietà di me che ho tanto bisogno del tuo soccorso. Mostrati anche a me…

Una folgore di luce veniva dall’uscio, a destra del suo letto. Attonita, e tremante,sospende di pregare, e vede la beata visione! Vede tra quegli splendori la Madre di Dio. La Vergine di Pompei, di una bellezza che si avvicina al suo letto.

L’apparizione non aveva nulla di aereo, e indeterminato, ma era una persona reale e viva, che camminava, rivestita di corpo umano simile al nostro. Le veste candide come la neve: copriva un manto di color celeste: sul capo aveva una bianca corona di rose: le mani giunte, come di chi prega, al fianco destro scendeva la Corona del Rosario. Con voce dolcissima, rivolse alla morente queste amorevole parole.

Antonietta, vuoi tu venire a Pompei?

Madonna mia, rispose lei, come posso venire se sono concia, e non posso voltarmi?

E la Vergine: Alzati, che sei sana.

Come sono sana, se io non posso muovermi?

La Beata Vergine posò la sua bianchissima destra sullo stomaco della giovane, e la sinistra sui reni là dove aveva le piaghe; e con incredibile bontà Ella stessa sollevò l’inferma, e la pose a sedere sul letto ed aggiunse!                                                                                                                                                  

Ecco, tu sei sana.

Madonna mia, io voglio piuttosto morire che rimare storpia.

Tu non devi morire, devi vivere per spandere la mia grandezza in tutta Lacedonia.

Poi proseguì:

Domani ti alzerai e andrai alla Chiesa: ti confesserai e fari la comunione, e poi verrai a visitarmi a Pompei. Prima di entrare nel mio Santuario dovrai scalzarti: e verrai ginocchioni sino al mio Altare.

Qualunque grazia tu vuoi ricorri sempre a me, che sono sempre tua Madre.

La Madonna scompare, ed ella ritornò nel buio, sentendo dal fondo dell’anima una grande consolazione. Era rimasta seduta sul letto come  l’aveva posta la Madonna. Vuole subito provare se fosse veramente guarita: che meraviglia! Balzò dal  letto e prova   camminare, e camminò sola.

I dolori della spina, l’attrazione delle gambe, le ulceri della bocca, gli spasimi dello stomaco,  il catarro viscerale, la paralisi della faccia e dell’occhio, le contrazione delle membra, tutto era sparito in un attimo! Stupefatta,  dall’inaspettato prodigio, il suo primo pensiero vado a chiamare mio padre. Ma ci ripensa a quell’ora, avrebbero pensato lo spettro di Antonietta morta, e di certo si sarebbero spaventati.

Si rimise a letto, aspettando che qualcuno venisse a vederla, per la contentezza che sentiva non poté conciliare il sonno.

Alle 3 del mattino, Michele, trepidante sempre, col cuore e il presagio di una imminente catastrofe, si affaccia cautamente all’uscio della camera di Antonietta, senza fare alcun rumore, e sotto voce gli dice: Antonietta, come stai? Io mi sento guarita! rispose con tono voce forte e sonora la figlia. È venuta la Madonna di Pompei… mi ha detto: Alzati, che sei sana… Oggi stesso voglio andare a Pompei! Stai delirando disse il  padre, dando sfogo ad un pianto dirotto. È il delirio della morte! E piangendo tornò  dalla moglie.

Vai a vedere Antonietta  é in delirio, dice che la Madonna l’ha guarita. La buona Raffaela,  non aveva mai perduta la fiducia nella Madonna, a quelle parole si scuote, e si  siede sul letto; e concitata, tra la speranza della grazia che aveva chiesta, e il timore di una morte inevitabile.  Va, dice al marito, ritorna a lei: osserva se apre le mani, se muove le braccia e le gambe, quello é il segnale che ha avuto la grazia che io aspettavo, perché ho pregato tanto. Nessuno può muovere i palpiti del cuore di quel genitore affranto, ritorna nella stanza della figlia.

Figlia, tu vuoi venire a Pompei? Lasciami vedere se stendi le gambe, apri le mani, e così ti potrò condurre a Pompei.

Ecco, papà, che son sana!

E lei apre le mani, stese le braccia, drizza le gambe, e si  alza dal letto sana come se non avesse mai sofferto infermità. Contento, con qualche brivido di terrore, Michele vedeva la propria figlia, che poco aveva pianta per morta, ritornata da un tratto alla vita. Le sembrava di assistere alla scena di un morto che risuscita. Sparita sotto gli occhi suoi ogni paralisi vedeva la pelle riprendere il suo naturale aspetto: gli occhi bruni di lei, velati ed incavernati, scintillare di ammirabile serenità; e tutta la persona riprendere subitamente una piena e perfetta vita. Tutto questo succede in un batter d’occhio. Il miracolo era evidente. Il male  fuggito da quel corpo così lungamente tormentato.

Turbato a quel fulminante miracolo esitava a credere ciò che vedeva. L’idea di vedere sparire tutti i mali d’un tratto, faceva tremar di paura. Tutto tremante e fuori di se va alla stanza della moglie. Vieni a vederla, gridò, Antonietta é sana!

A quelle parole, Raffaela balza dal letto e corre a vedere la sua diletta nipote levata in piedi che gridava:

“Io sono guarita, guarita del tutto! Oh, com’é buona, com’é potente la Vergine di Pompei!”.

Nel breve assenza del padre Antonietta, impaziente di stare levata dal letto; da sola, senza nessuno appoggio, va nella stanza attigua a riprendere le sue vesti, che erano ripiegate da tempo. Credevano non dovrebbero più bisognare. E lei, di per sé le indossava senza aiuto di nessuno. La prova più convincente che in un istante Antonietta aveva riacquistate tutte le sue primitive forze.

Nell’impeto dell’affetto e della tenerezza Raffaella, in un profluvio di lacrime, ribaciava quella creatura alla quale aveva fatto da madre.

Michele, fuori di sé per la gioia, scende nelle scuderie, chiama i cocchieri che vedano anche loro. Poi esce di casa e va ad un caffè ch’era aperto a quell’ora, e racconta la  prodigiosa ventura a quelli che li dentro si trovavano. Corre a picchiare all’uscio di suo cognato Saverio Pescatore.

Costui all’udir la voce di Michele, reputando venisse per dargli il luttuoso annuncio.  Me l’aspettavo! esclamò dolente; ho già pensato: la bara é pronta: é bella ed apparecchiata nella Congregazione di S. Filippo, mancano soltanto quattro angeli ai quattro cantoni… Che bara e bara! lo interruppe Michele gongolante. Antonietta e sana e viva! La Madonna di Pompei é apparsa, e l’ha guarita. A questa nuova inaspettata notizia, Raffaele Pescatore, non reggendo all’impeto di gioia, si precipita sulla porta, e mezzo vestito, va di corsa ad abbracciare la sua amata nipote.

Subito la voce si sparge per la città, e nonostante  quell’ora mattutina, in breve tutta la casa dei Balestrieri fu gremita di gente. Quelli che l’avevano veduta prima erano commossi di quel  prodigioso avvenimento. La penna non ha colori per dipingere quella scena: ognuno se la può facilmente immaginare. Il suono delle campane a festa annuncia finalmente il giorno di Domenica. L’Angelus del mattino annunciava al popolo di Lacedonia a tanti altri,  la grande misericordia della Vergine di Pompei, che é la luce delle tenebre,  vita e risorgimento dei morti.                                                                                                                                                             

Verso le 6 a.m. Antonietta esce di casa accompagnata dalla sua inseparabile amica Raffaella Zichella, e si dirige al Duomo per confessarsi, come le aveva comandato la Madonna. Ma  il suo Confessore, il Vicario Bozzone, quello stesso che l’aveva confessata per il Viatico, celebrava la Messa. Il padre premuroso che il lungo aspettare le poteva venire qualche svenimento, essendo la figliuola digiuna da tanto tempo. La condusse a piedi, alla Congregazione di S. Filippo Neri.

Antonietta fu vista per la pubblica via camminare senza appoggio alcuno. Entrando nella Capella di San Filippo vede la bara apparecchiata per lei. Si confessa dal Sacerdote Giovanni Balestrieri, Antonietta,   assisté tutta la Messa, sempre inginocchiata in presenza di tutti, e perdurò fino alle ore dieci in preci di ringraziamento. La notizia  di questo straordinario avvenimento si sparse  in tutta la città: e saputo che lei era andata di persona alla Congrega, accorse tanta gente da riempire la Chiesa, tutti videro con i propri occhi l’insigne trionfo della Vergine di Pompei.

Al momento della Comunione il celebrante, Sacerdote Giovanni Balestrieri, si rivolge al  popolo, e con voce singhiozzando  da pianto narra a tutti il portentoso fatto, e mostra  colei che prostrata innanzi all’Altare, “quel novello Lazzaro, é risorta da morte a vita”.

Vedete, dinanzi a voi questa donzella che ieri sera era morta, oggi é viva, sana per insigne miracolo della Vergine di Pompei! Al nostro paese era giunta l’eco dei portenti che la Madonna opera nella sua Valle benedetta di Pompei, ma nessuno di questa Città aveva testimoniato un miracolo.

Il miracolo oggi é vivente in mezzo a noi. Guardate voi la conoscete: Antonietta Balestrieri, già stremata,  da quattro mesi in letto di dolori. La Madonna di Pompei le é apparsa e l’ha guarita. Perché la Madonna é apparsa in Lacedonia?  Perché tutti di questo paese vi convertiate una volta a Dio.

Dopo Messa si avvicinano a Lei tante signore, la baciavano in volto, le stringevano la mano. Lei confusa, ritornò a casa accompagnata dai parenti e dagli amici che si rallegravano con Lei. Tutto questo fu un continuo andare e venire di gente che entrava  in quella casa come un Santuario del Signore. E tutti andavano via  consolati nella fede, e con occhi lucidi di lacrime convinti della parola della Vergine:

Tu devi vivere per spandere le mie grandezze in Lacedonia.

 Antonietta quello stesso giorno avrebbe voluto partire per Pompei per ubbidire alle parole della Madonna. Ma il padre si oppose per le tante faccende che non poteva tralasciare. Lei segretamente fece il voto di andare digiuna al Santuario di Pompei, per comunicarsi all’Altare di Maria. La Domenica, 29  luglio, in Lacedonia parecchi forestieri, dalla novità del fatto, accorsero alla Congregazione di S. Filippo, videro e udirono tutto. Tornati alle loro case, raccontarono l’insigne miracolo.

Dai paesi vicini, Rocchetta, S. Antonio,  Carbonara, da Candela, Calitri, un accorrere continuo di gente che si recava alla casa di Michele Balestrieri. Tutti volevano visitare quella stanza dove era passato un raggio della bontà di Dio. Vedere la Balestrieri guarita per miracolo tanto straordinario. Il medico Diaferia ed il medico Palmese non  ebbero difficoltà di riconoscere ed attestare pubblicamente per soprannaturale la guarigione. Fu il primo, a vedere guarita  colei che la sera aveva lasciata per morta, e trovò sparite tutte le infermità.

Il mattino stesso del prodigio la Raffaela Lombardi, con tanta esultanza, ebbe il grato pensiero di comunicare per telegrafo l’avvenimento.

Avv. Bartolo Longo

Valle di Pompei,

Antonietta Balestrieri alzata di letto sana. Apparizione Madonna di Pompei.

Fate ringraziamenti.

La sera del 10 del settembre 1888, una compagnia di trenta persone si muove da Lacedonia in pellegrinaggio della Valle di Pompei: tra quelle anche Antonietta Balestrieri con suo padre e la sua  zia, tutta la famiglia ed amici.

Il viaggio dura tre giorni in vettura. Ad Atripalda, martedì sera, la compagnia si ferma per riposo, si sparse la voce del miracolo, e nuova gente accorre per sentire il fatto dalla bocca del padre e vedere la sua miracolata figlia. Oggi in Atripalda é diffusa la fama della prodigiosa Vergine di Pompei, con fede del prodigio, viene da tutti recitato il Rosario benedetto di Maria. Il mattino del giovedì il pellegrinaggio giunge al Santuario.

Antonietta, fedele all’ordine ricevuto dalla Madonna, si scalza prima di entrare, e poi ginocchioni raggiunse l’Altare. Quelli che l’accompagnavano, anche i cocchieri, seguirono l’esempio di lei. Il suo voto di andare digiuna era adempiuto, per tre giorni continui digiunò con pane ed acqua. Assieme ad altre persone di famiglia, tra lacrime di emozioni di quanti erano in Chiesa, fece la santa Comunione all’Altare della prodigiosa Immagine, e sciolse il voto.

La prima apparizione della Nostra Signora di Pompei ha la medesima data dalla prima fondazione del suo Santuario: il 1876. Fu una donna coniugata, madre di tanti figli e ricca Signora, dell’alta Società Giovannina Monti nata Sabato, la quale era pianta dà parenti ed amici sull’orlo della tomba. Costei fu la prima ed infaticabile apostola scelta da Maria per diffondere le sue grandezze tra le secolaresche famiglie napoletane. E costei vive tuttora,  e grata alla sua celeste Benefattrice, e non lascia ovunque di attestare quel prodigio.

La seconda apparizione, ad una donzella appartenete a cospicua famiglia di Oria in provincia di Lecce, Mariannina Martini, dal letto di morte, ove la piangevano i suoi, passò istantaneamente a vita. La terza apparizione, che ha fatto tanto rumore, avvenuta a una  nota famiglia  di Napoli, é stata alla giovane Fortunatina Agrelli.

Tra le apparizioni della Vergine di Pompei, l’ultima  il 28 luglio 1888, in Lacedonia, a noi sembra più bella e meravigliosa del modo che é avvenuta. Il segnale della sua misericordia data alla città di Lacedonia, alla giovane Antonietta Balestrieri, c’invita a dedicare tutti giorni i momenti di vivere ed amare e benedire colei che tanto ci ama.                                                                                                                  

Conclusione

Di questo straordinario miracolo che vi ho narrato, forse gli iscritti  a quella Chiesa  della Società del SS Rosario,  saranno arrivati a un milione di nomi, forse di più, o forse meno.

Valle di Pompei, il 6 ottobre, ultimo dei Quindici sabati e vigilia della grande solennità del Rosario del 1888.

Allegati:

Attestato del medico curante Signor Francesco Diaferia,

 il quale dichiara sovrannaturale il fatto della Balestrieri.

Da  quattro mesi la giovanetta Antonietta Balestrieri di Michele era sofferente di reumartride generale, con catarro gastro enterico cronico. Gli arti dolentissimi immobile: lo stomaco refrattario a qualunque alimentazione, avevano ridotta la povera paziente in un stato di avanzata defedazione, tanto da lasciar temere a giorni la morte da paralisi di cuore per inanizione generale. Questo stato e queste condizioni perduravano ostinate e ribelli ad ogni rimedio sino alla sera del 28 luglio ultimo decorso.

Al mattino del 29 la giovanetta si é trovata come per incanto guarita: non più dolori artritici, non più immobilità delle articolazioni: non più catarro gastro enterico: la nutrizione generale rifiorita pressocché al naturale. La Balestrieri, direi quasi novello Lazzaro, é balzata dal letto dei suoi dolori, si é vestita da sè, si é condotto in chiesa senza appoggio e senza esser sorretta. Surge et ambula, le aveva ripetuto una voce soprannaturale!

Chi ha operata tanta crisi istantanea in una malattia di processo? La scienza, no. Dunque? Digitus Dei est hic. Chiniamo la fronte da cattolici.

In attestato del vero si rilascia la presente dichiarazione.

Lacedonia 3 agosto 1888.

Firmato: FRANCESCO DIAFERIA

Visto per la firma del Medico Dottor Francesco Diaferia.

Il Sindaco

Firmato: ALFONSO PASCIUTI                                                                                                                                        

Attestato del Pro-Vicari Generale

di Lacedonia.

Fo fede io qui sottoscritto, che chiamato dall’inferma Antonietta Balestrieri di Michele e della fu Grazia Lombardi, alcuni giorni prima che la vedessi sana in questo Duomo, fu presso al suo letto per ascoltare la sacramentale Confessione.

Lacedonia, 24 settembre 1988.

LEONARDO ARICD. BOZZONE.

 Attestato del Sacerdote

che le apprestò il SS. Viatico.

Attesto il quei sottoscritto, come la giovanetta Antonietta Balestrieri di Michele de della fu Graziella Lombardi di questo Comune di Lacedonia, alquanti giorni prima dell’istantanea guarigione, ricevé per mio ministero Viatico, come le veniva ordinato dal medico curante. In fede.

Lacedonia, 24 settembre 1888.

L’Economo Curato

NICOLA SAC. BALESTRIERI

Attestato del Sacerdote che comunicò

la Balestrieri sana al tutto

il mattino del 29 luglio.

Si attesta da me sottoscritto che la giovane Antonietta Balestrieri di Michele e della fu Grazia Lombardi, di questa città di Lacedonia, la quale pubblicamente si diceva inferma di gravissima malattia, e la sera del 28 luglio p. p. presso a morire; la mattina seguente sana e senza appoggio si è portato al Duomo, e quindi si è venuta in questa Congrega di S. Filippo Neri: dove confessatosi da me ed assistendo alla Messa ginocchione, si è accostata, con meraviglia di tutti quei fedeli, all’altare per la Santa Comunione, che devotamente ricevé per mio sacerdotale ministero.

In fede.

Lacedonia, 24 settembre 1888

GIOVANNI SAC. BALESTRIERI

Direttore della Conf. di S. Filippo neri sita in Lacedonia.                                                                                                                           

Atto notorio dei notabili di Lacedonia

che attestano il miracolo.

 Costa a noi sottoscritti la verità del fatto straordinario accaduto in Lacedonia nel dì 29 luglio 1888 in persona della giovane Antonietta Balestrieri, figli di Michele Balestrieri e della fu Grazia Lombardi,; la quale dal letto di morte passò repentinamente a vita ed sanità in quello stesso giorno, come ocularmente fummo testimoni.

 Firmati: – LEONARDO ARCID. BOZZONE,

Pro-Vicario e Confessore nella Infermità. – GIOVANNI SAC. BALESTRIERI, Confessore della giovane dopo la guarigione. DOTT. PASQUALE PALMESE  (Medico). – CAN. GIUSEPPE VIGORITA. – CAN. ANTONIO LASTELLA. – SAC. NICOLA BALESTRIERI. – DOTT. VINCENZO SAPONIERO, (Medico) Assessore Municipale. – GIUSEPPE LASTELLA, Priore della Congrega del Carmine e Consigliere Comunale. – GERARDO CALDERISI.  Consigliere Municipale. –  ALFONSO VIGORITA,  Consigliere Municipale. – SAVERIO PESCATORE, (figlio) Negoziante. – AVV. CARLO FRANCIOSI. – AVV. VINCENZO LA STELLA.  – GIOVANNI FRANCIOSI. – ANTONIO CIRIELLO,Agrimensore. – GIUSEPPE DE VINCENIIS, Segretario Comunale. – EGIDIO LASTELLA, Negoziante. – GIUSEPPE GIANMMARINO, Farmacista. – PASQUALE SAPONIERI, Insegnate. – LUCIANO ANZUONI, Telegrafista. – DOMENICO MONACO, Supplente Telegrafico. – FAUSTO LASTELLA,  Accolito. – SAVERIO BIZZARRI, Farmacista. – CARMINE GIANNETTI, Possidente. – ANGELO SINISCALCO, Negoziante. – FRANCESCO ONORATO, Farmacista. – BARBIROTTO DONATO, Negoziante. – MICHELE DE MAURO, Agrimensore. – FRANCESCO BIZZARRI, Negoziante.

 Si certifica da Noi sottoscritto, Notaro  Luigi Onorato fu Dott. Raffaele, residente in Lacedonia, iscritto presso il Consiglio Notarile di Santangelo dei Lombardi, che le sovrascritte firme sono vere per essere state vergate in Nostra presenza e dei testimoni Signori Vincenzo Anzuoni di Alfonso e Giuseppe Bottazzi di Angelantonio proprietarii, ambedue nati e domiciliati in Lacedonia, maggiori di età, nella piana capacità giuridica, conosciuti personalmente da Noi Notaro e con noi conoscono personalmente i firmatarii suddetti.

Lacedonia, 21 settembre 1888

 DOTTOR VINCENZO ANZUONI, Testimone 

BOTTAZZI GIUSEPPE, Testimone

NOTAR LUIGI ONORATO fu DOTT. RAFF

                            residente in Lacedonia

 Vi é il suggello del Notaio.

 Apparizione della Vergine del Rosario Di Pompei: in Lacedonia il 28. 1888

del Beato Longo Bartolo, 1841-1926 .

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